@california1978 scrive:
Perdonare la figlia che la tratta male? Così rischia di farsi trattare ancora più male. Mah
Attualmente, non perdonandola... la figlia la "tratta" bene?
Non mi sembra.
Perdonare non significa farsi mettere i piedi in testa. (?)
Come facilmente travisiamo l'insegnamento di Gesù: "
Porgi l'altra guancia". :sbong
Porgere l'altra guancia significa mettersi
nei panni della persona che ci fa del male e comprendere la sua paura di amarsi e quindi di amare gli altri.
Che sta
lottando disperatamente contro se stessa per non soffrire e, paradossalmente, coltiva altra sofferenza. :-(
Del resto, più
combattiamo un problema (esempio una malattia) e più diamo energia.
Comprendere questo significa avere una sincera "compassione" (tema tanto caro anche al buddismo) verso una persona violenta invece di "compatirla".
Essere in
empatia.
Allora e solo allora possiamo
non giudicarla.
Ecco che siamo pronti a "perdonarla" e persino "amarla". :-)
Altrimenti non si spiegherebbe come mai Gesù ci esortasse ad amare anche i nostri nemici.
Lui non era un masochista. :-))
Allora amando una persona violenta le permettiamo di continuare ad essere così?
No.
Il perdono è per la "persona"; l'atto violento va condannato.
Non si "condona" la violenza.
Dividere la persona dall'azione.
Quando si perdona veramente, magicamente la persona violenta smette di essere così; non ha più alcun potere su di noi.
O cambierà atteggiamento o si allontanerà... poco importa cosa farà: noi abbiamo la nostra responsabilità e lei la sua.
Il perdono è per sé stessi;
esotericamente noi "condividiamo" la stessa sofferenza della persona violenta.
Perdonando la persona e perdonandoci, possiamo "ripulire" questa memoria condivisa per essere entrambi (carnefice e vittima) liberi di sperimentare altro.
Spezzare questo legame che noi abbiamo creato.
Comprendo che è un percorso spirituale più che mentale; proprio perché "pensiamo" che abbiamo problemi.
La nostra "testolina" ci crea molti casini e ci fa sentire "separati" dal nostro prossimo.
Possiamo andare oltre questa separazione e "sentirci" tutti uniti da un filo invisibile.
Sperimentare: non credere o avere semplicemente fede alle parole dette da Gesù, Buddha, Krishna... non importa il guru o il maestro conosciuto.
Sperimentare.
Siamo qui per questo, non per costruirci una casa, sposarci, avere dei figli, lavorare fino alla pensione e poi morire... accumulando di tutto e di più, beni che poi saremo comunque costretti a lasciare.