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RE: abisso Melaverso
si perde più tempo a scrivere una vocale e un apostrofo: sono due tasti, le vocali accentate sono un tasto solo. e comunque non è corretto. a meno che tu non sia un genio assoluto e riconosciuto, ti consiglio di attenerti alla grammatica e alla sintassi... la rivoluzione non è certo scrivere come cazzo ci pare!!! nella migliore delle ipotesi, è solo una provocazione gratuita e, lasciamelo dire, che denota un po' troppa autostima!
poi va beh, io preferirei disquisire con una persona sola piuttosto che con due metà della stessa... anche questo lo trovo piuttosto scorretto.
comunque alla fine nessun problema, non sono certo il depositario della verità sulla poesia. penso solo che un po' di umiltà non sarebbe nociva. non parliamo di maestri, di rivoluzione... parliamo di hobbisti che tentano un approccio "particolare" verso il testo poetico.
scrivere, suonare, dipingere, sono tutti modi per comunicare. sensazioni, stati d'animo, idee, quello che ti pare. per comunicare serve un linguaggio, che sia fatto di parole, note, segni. questo linguaggio, perchè sia possibile il trasfert di "dati" dall'autore ai fruitori, deve necessariamente essere universale e riconoscibile. e possibilmente sensato.
tutte quelle "sperimentazioni" che tenti di spacciare per grandi novità sono già state fatte in passato, da correnti e movimenti che trovavano nel contesto storico e sociale una motivazione d'esistere.
quello che scrivi ha lo stesso odore che si percepisce leggendo certa roba dei futuristi. o dei surrealisti. passato. roba morta. nessuna novità, nessuna rivoluzione, e nessuna urgenza sociale e/o storica. questa è la mia opinione, e il tempo che ti ho dedicato anche 'stavolta è la conseguenza del mio sconfinato amore e della mia incrollabile fiducia nella poesia. nel mio rispetto immacolato per l'arte. prima di auto-nominarsi Maestri (e senza quell'ironia che invochi ma che non hai assolutamente usato), bisognerebbe farsi un grosso grasso bagno nell'umiltà.
Una poesia è una città piena di strade e tombini
piena di santi, eroi, mendicanti, pazzi,
piena di banalità e di roba da bere,
piena di pioggia e di tuono e di periodi
di siccità, una poesia è una città in guerra,
una poesia è una città che chiede a una pendola perché,
una poesia è una città che brucia,
una poesia è una città sotto le cannonate
le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi,
una poesia è una città dove Dio cavalca nudo
per le strade come Lady Godiva,
dove i cani latrano di notte, e fanno scappare
la bandiera; una poesia è una città di poeti,
per lo più similissimi tra loro
e invidiosi e pieni di rancore...
una poesia è questa città adesso,
50 miglia dal nulla,
le 9,09 del mattino,
il gusto di liquore e delle sigarette,
né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade,
questa poesia, questa città, che serra le sue porte,
barricata, quasi vuota,
luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà,
i monti di roccia dura,
l'oceano come una fiamma di lavanda,
una luna priva di grandezza,
una musichetta da finestre rotte...
una poesia è una città, una poesia è una nazione,
una poesia è il mondo...
e ora metto questo sotto vetro
perché lo veda il pazzo direttore,
e la notte è altrove
e signore grigiastre stanno in fila,
un cane segue l'altro fino all'estuario,
le trombe annunciano la forca
mentre piccoli uomini vaneggiano di cose che non possono fare.
l'ultimo verso è il Verso Definitivo
17337911
si perde più tempo a scrivere una vocale e un apostrofo: sono due tasti, le vocali accentate sono un tasto solo. e comunque non è...
Risposta
10/02/2013 14.02.21
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