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RE: CREDERE IN DIO
PRIMAprova: Il movimento (il motore immobile). "Omne quod movetur ab alio movetur" (come si è già visto per Aristotele). Questo signifiCA KE SE SI accetta il significato del divenire e del mutamento allo stesso modo di Aristotele, ovvero come passaggio da potenza ad atto. Questo passaggio abbisogna di un qualcosa che permetta alle cose di muoversi. Vi è quindi un mosso (qualcosa che muta dalla potenza all'atto) e un movente (qualcosa che genera il mosso, che genera il passaggio e che muove). Se per ogni sostanza naturale vi è alle spalle un movente, non è possibile che esista una catena infinita di moventi, le cose sarebbero un nulla. Ecco allora che è necessario un movente che non muove, un motore immobile, che è Dio. L'impossibilità di spiegare ogni movimento con una serie infinita di movimenti è infatti contrario al principio di non-contraddizione. Se ogni cosa fosse mossa all'infinito, mosso e movente coinciderebbero.
questa prova non spiega in effetti l'esistenza di dio....primo, perchè qualcosa a sua volta dovrebbe muovere dio, e poi perchè nessuno mi vieta di pensare che tutto possa essere mosso da un albicocca?! questo dimostra che il tutto quesllo che sta scritto è fragile, semplicemente si sceglie questo "dio" per spiegare perchè ecc ecc
2° prova: Il rapporto causa/effetto (la causa incausata). Tutte le cose possiedono una causa efficiente che le produce (che le rendono effettive). A sua volta la causa che produce una cosa ha alle spalle un'altra causa e così via. Questo rapporto causale evidentemente non può essere infinito, deve esistere una Causa Incausata, una causa priva di un'altra causa alle sue spalle che dia inizio alla catena ininterrotta delle cause e degli effetti, ovvero Dio.
3° prova: La contingenza (l'essere necessario). Il mondo è fatto di cose possibili, ovvero di cose che nascono e finiscono, che passano da uno stato di essere a non essere più (sono contingenti, ovvero sono fintanto che sono). Ciò comporta la possibilità che tutto ciò che esiste possa essere stato un giorno un puro nulla. Ammettere la possibilità che qualcosa fosse un nulla significherebbe dire che non potesse esistere questa cosa anche in seguito, visto che dal nulla non si genera il nulla (ex nihilo nihil, ovvero "ciò che esce dal nulla, rimane un nulla" perché il nulla non esiste). Ecco allora la necessità di un essere assolutamente necessario, ovvero qualcosa che non può non esistere, la base stabile nelle quali le cose prendono forma, ovvero Dio.
Anche ammettendo che tutto abbia origine con il Big Bang, i credenti dovrebbero comunque spiegare cosa esisteva prima dell?universo e chi/cosa ha innescato la reazione a catena. La risposta più scontata a questo argomento è dunque chiedere ai suoi sostenitori chi ha creato Dio: la tesi stessa contraddice la sua premessa, perché se tutto ha una causa, anche Dio deve averne una, e la ?prova? dovrebbe semmai preventivamente spiegare perché Dio non ne dovrebbe avere una. Non vi sono dunque motivi validi per sostenere che l?universo deve avere una causa: potrebbe benissimo essere sempre esistito.
Un altro errore è che, in tal modo, non si risale necessariamente a Dio: si risale al massimo, e solo ipoteticamente, a qualcosa di più complesso e più grande dell?universo. Ma nulla dimostra che esso sia Dio, o un dio con gli attributi che gli vengono comunemente accreditati.
Ulteriori problemi nascono da recenti teorie scientifiche (benché ancora dibattute) che reputano possibile una ?generazione dal nulla?.
Infine, poiché si ritiene che con il Big Bang siano stati creati sia il tempo che lo spazio, poiché una causa precede il suo effetto nel tempo, il tempo stesso potrebbe non avere una causa. Parafrasando Stephen Hawking, chiedersi cosa c?era prima del tempo equivale a chiedersi cosa ci sia più a Nord del Polo Nord.
Anche questo argomento fu affrontato da Kant nella Critica della ragion pura. Secondo Michael Martin, il fatto che tanti filosofi, da più di due millenni, si siano impegnati senza successo a supportare questo argomento non depone, da un punto di vista probabilistico, a favore del fatto che una sua riproposta risolutiva verrà presentata in futuro. Sarebbe più ragionevole ammettere semplicemente la limitatezza delle capacità conoscitive umane, dei nostri sensi, del nostro intelletto.
4° prova: I diversi gradi di perfezione (l'essere perfettissimo). Le cose del mondo hanno tutte diversi gradi di perfezione, una cosa può essere più o meno bella, più o meno vera, più o meno giusta. Tutte hanno in se la possibilità di migliorare e comunque lasciano aperta la possibilità di una perfettibilità. Se ogni cosa potesse migliorarsi all'infinito, il concetto stesso di perfezione ne risulterebbe svuotato, poiché mai niente sarebbe veramente perfetto. Ecco perché secondo Tommaso deve per forza di cosa esistere un essere perfettissimo, che è già perfezione e contiene al massimo grado tutte le determinazioni finite degli enti finiti (contenga quindi il bello, il vero, il giusto come concetti puri e assoluti). Questo essere perfettissimo è Dio.
Molte leggi non sono tali, ma sono solo delle medie statistiche basate sul calcolo probabilistico. Le leggi cosiddette ?naturali? non sono prescrittive, sono solo descrizioni di fenomeni: se io rubo, vìolo una legge prescrittiva; ma se gli oggetti ?disobbedissero? alla legge di gravità, non potremmo far altro che rivederla.
Se è vero che le probabilità della vita sono infinitamente basse, è anche vero che questo argomento dimostra che l?eventuale creatore non sarebbe perfetto (perché creare un universo infinito e confinare la vita su un piccolo pianeta sperduto?). Il fatto che le probabilità siano basse non significa poi che non esistano: sarebbe come voler dire che, visto che un solo biglietto su una decina di milioni vince la lotteria nazionale, la lotteria stessa è stata concepita per far vincere lui.
Né si può dire che l?universo sia perfetto, in quanto gran parte di esso è invivibile, e il nostro mondo è pieno di difetti: ammesso che abbia avuto un progettista, ben difficilmente lo si potrebbe definire ?perfetto?, e da questo punto di vista l?evoluzionismo offre una spiegazione migliore. Lo stesso occhio umano non è perfetto (esistono gli oculisti, e nessun essere umano ha la vista di un falco).
Le costanti fisiche sono del resto straordinariamente lontane dai numeri perfetti: se si ritiene che l?universo sia un ?perfetto matematico?, la circostanza che le sue connotazioni fondamentali siano così palesemente imperfette contraddice tale assunto.
L?universo non è un orologio, perché la vita è qualcosa di diverso da un artefatto: quando vediamo uno scoiattolo non pensiamo che esista un costruttore di scoiattoli, ma pensiamo che sia stato concepito da una coppia di scoiattoli. Inoltre, come già notò David Hume, noi possiamo concepire l?orologiaio perché abbiamo esperienza sia degli orologiai che degli orologi, e del rapporto che esiste tra loro: ma noi non abbiamo alcuna esperienza né di Dio, né dell?universo nel suo complesso (così come non l?avremmo dell?orologio se non ne avessimo mai visto uno). Alla stessa stregua, dato che i comportamenti degli esseri umani ci sono più familiari dei comportamenti dei marziani, ci è più semplice spiegare un furto come opera di esseri umani, piuttosto che come opera di marziani.
Quanto al fine a cui tenderebbero le ?creature?, esso è spesso una proiezione dei desideri dei credenti, che vorrebbero in tal modo veder confermate le proprie asserzioni: Voltaire parodiò questa impostazione, sostenendo che la forma del naso è dovuta alla necessità di adattarlo agli occhiali. Allo stesso modo, i corpi umani sono usati come cibo da batteri e virus, ma nessun credente sosterrebbe che è questo lo scopo dei corpi umani.
Kant sostenne che questa prova può al massimo dimostrare l?esistenza di un Dio ordinatore, e non di un Dio creatore (la cui esistenza non è a sua volta dimostrabile).
Rimane infine il solito problema: chi avrebbe progettato un progettista così perfetto (o la sua mente)?
5° prova: il fine (l'intelligenza ordinatrice). Tutti le cose naturali tendono a un fine, ogni cosa naturale ha un ordine. Tuttavia tutte le cose naturali inorganiche e organiche non possiedono una coscienza del proprio fine, non sono coscienti di ciò a cui tendono e dell'ordine entro il quale sono stati creati. Ecco che allora è necessario che dietro a questa loro mancanza di coscienza dei fini vi sia un'intelligenza cosciente e ordinatrice, una coscienza che attribuisca per ciascuna cosa vivente il fine per cui è stata creata: questa intelligenza ordinatrice è Dio. Tali cinque dimostrazioni non vogliono essere sostitutive alle verità di fede, esse costituiscono dei preamboli alla conoscenza di Dio. Dio rimane un essere inconoscibile alle capacità limitate degli uomini, tuttavia queste cinque prove intendono dimostrare come anche attraverso la ragione, opera divina, l'uomo riesce a pervenire ad un'affermazione della sua esistenza. Ecco che la ragione non è un male e nemmeno entra in contrasto con la Rivelazione, la ragione è parte integrante del creato e rispecchia la volontà divina.
e chi l'ha detto quest'ultimo punto?! per me il fine degli uomini è morire e decomporsi per essere nutrimento di altri esseri, e far proseguire la catena alimentare...
ph8537496
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