Commosi7ore scrive:
ecco ad esempio questa è una cosa che non ho mai vissuto e non potrei capire fino in fondo, non sono mai stato cattolico quindi dell'aspetto soggettivo della religione non ho esperienza..
Alla resa dei conti per molti la propria fede è di cartapesta. Non riesce a vincere la paura della morte. Tempo fa ho partecipato a un paio di funerali e il prete diceva di non temere perché il loro caro era fra le braccia di Dio. Ma nulla da fare, i parenti e gli affetti continuavano a piangere, anzi alcuni mi hanno detto che era vergognoso quello che il prete aveva detto. Forse un aldilà è stato inventato anche per esorcizzare la morte. Ricordiamo infatti che la vita, secoli e millenni fa, era ardua. Si moriva presto, la mortalità infantile era alta, le epidemie erano una normalità (basta vedere quante crisi di peste ci sono state nel trecento, mica c'è stata solo quella descritta da Manzoni).
io come mia filosofia tendo a viverla vedendolo mezzo vuoto e ad ingrandirlo man mano che lo riempio, certo non è un atteggiamento che possa portare serenità ma sono un po' dell'idea di schopenauer in fin dei conti
Al liceo avevo una "cotta" per Schopy, che comunque ancora oggi mi sta simpatico :hihi. Però è evidente il cambiamento da quegli anni. Nulla nega che dovrò morire, ma mi sono reso conto che se fossi sicuro di un aldilà forse non mi darei da fare così per vivere al top. Della serie: "Vivo male questa vita? E che mi importa? Tanto avrò un'altra vita!" Quello che per molti è un male per me è anche positivo. I momenti bassi ci sono sempre, è normale com'è risaputo che lo 0 assoluto in queste condizioni nell'universo non si raggiunge, ma uno cerca lo stesso di ridurli al minimo. Per dirla matematicamente, la felicità è la curva dello stato emotivo nel tempo (e notare come la curva possa anche essere negativa).