@amicotuo913 scrive:
Ma no, il mio "cosa dici, proseguiamo?" era riferito ad un eventuale approfondimento sull'argomento felicità...od almeno sulla serenità; chiedersi cosa sia, come quantificarla e se esiste un valore universale od un riferimento assoluto non è cosa semplice, eppure sarebbe la dimostrazione che la vita dà comunque delle soddisfazioni o comunque deimomenti di felicità che, esistendo, invalidano il concetto di antinatalismo.
Peraltro ho già detto prima che sono sorpreso dal concetto che qualcuno possa rinunciare a farla finita solo e soltanto perchè e cito le tue parole: "La paura di non conoscere cosa c'è dopo di essa fa paura a tutti e ci costringe nostro malgrado a vivere"...ma figuriamoci! Vorrei vedere se un soggetto nauseato dalla bruttezza e dai dolori della vita, vedi gli antinatalisti, possa rinunciare ad una comoda via di fuga da tutto solo perchè "non sà cosa c'è dall'altra parte"...suvvia, se non si compie quel passo è solo perchè dispiace rinunciare alla vita, qualunque essa sia. (peraltro anche il suicidio è generalmente determinato, indipendentemente dalle varie patologie maturate, da un apice compulsivo, non da una ragionamento a freddo, sempre salvo le dovute eccezioni).
Peraltro a quel tuo th mi pare di avere a suo tempo partecipato, anche se lo avevo trovato un pò inconcludente...diciamo fine a se stesso.
da quello che scrivi sai poco sull'antinatalismo, se avessi letto e ti fossi documentato avresti compreso che
il problema dell'aldilà è l'ultima cosa che interessa veramente all'antinatalista. Problema che comunque non avresti e non te lo porresti neanche se non fossi nato Se avessi prestato maggiore attenzione nel leggere qualcosa sull'antinatalismo
avresti compreso che alla base di esso c'è la sofferenza gratuita che diamo alle creature con la procreazione. La vita bella o brutta che sia, la morte porta via tutto, quindi non ha senso ne se è stata bella ne se è stata brutta, con essa non ricorderai più niente.
Un fin di vita indolore è un privilegio che pochi al mondo hanno, è anche se è stata bella il fin di vita non lo è quasi mai e che 2/5 anni di sofferenza spazzano via la gioia di vivere di 50 anni di benessere. Comunque leggi quanto ti scrivo con animo non prevenuto che perchè siamo in vita la vita è bella.
Abbiamo l'obbligo morale di non creare persone infelici e non abbiamo alcun obbligo morale di creare persone felici. Il motivo per cui esiste un obbligo morale di non creare persone infelici è che crediamo che la presenza di dolore sia dannosa per coloro che subiscono tale dolore, l'assenza di dolore è buona anche quando non c'è qualcuno che sta vivendo questo bene. Al contrario, la ragione per cui non c'è obbligo morale di creare persone felici è che, sebbene il sentimento di piacere sarebbe un bene per loro, l'assenza di piacere quando non vengono all'esistenza non sarà di per sé una cosa negativa, perché non ci sarà nessuno che sarà privato di questo bene.
È strano menzionare gli interessi di un potenziale nuovo essere umano come una ragione per cui decidiamo di crearlo, e non è strano menzionare gli interessi di un potenziale nuovo essere umano come una ragione per cui decidiamo di non crearlo. Che tale essere umano possa essere felice non è una ragione morale valida per crearlo. Al contrario, che tale nuovo essere umano possa essere infelice è una ragione morale valida per non crearlo. Se l'assenza di piacere fosse negativa anche nel caso non esistesse nessuno a sperimentarla, avremmo un obbligo significativo per creare non solo uno, ma il maggior numero possibile di esseri umani. Se, tuttavia, l'assenza di dolore non è buona anche senza che qualcuno sperimenti questo bene, non avremmo comunque una ragione morale significativa per non creare nuovi esseri umani.
Un giorno potremmo rimpiangere, per il bene di una persona la cui esistenza era condizionata alla nostra decisione, di averla creata - una persona può essere infelice e la presenza del suo dolore sarebbe una cosa negativa. Ma non sentiremo mai rimpianti, per il bene di una persona la cui esistenza era condizionata alla nostra decisione, a non averla creata - un individuo non sarà privato della felicità, perché non esisterà mai, e l'assenza di felicità non sarà un male, perché non ci sarà nessuno che sarà privato di questo bene.
Proviamo tristezza per il fatto che da qualche parte le persone giungono nell'esistenza e soffrano, e non proviamo tristezza per il fatto che da qualche parte tali persone non siano mai nate e in tal posto ci siano persone felici. Quando sappiamo che da qualche parte la gente nasce e soffre, proviamo compassione. Il fatto che su qualche isola deserta o pianeta le persone non siano mai nate e di conseguenza non soffrano è un bene. Questo perché l'assenza di dolore è buona anche quando c'è qualcuno che sta vivendo questo bene. D'altra parte, non proviamo tristezza per il fatto che su qualche isola deserta o pianeta le persone non siano mai nate e non siano felici. Questo perché l'assenza di piacere è negativa solo quando qualcuno esiste per essere privato di questo bene.