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La cosmologia biblica
La cosmologia biblica vista da una persona a caso nel web.
L'uomo ha da sempre cercato di descrivere l'universo che lo circonda, elaborando cosmologie talvolta incredibilmente realistiche e talvolta incredibilmente fantasiose. Per darvene un'idea, basti citare un'antica concezione Indù, secondo cui il mondo era sostenuto da quattro elefanti come pilastri, a loro volta poggianti su di una ciclopica tartaruga, che poggiava su di un colossale cobra; i movimenti di questi animali avrebbero prodotto i terremoti. Tenete a mente questa rappresentazione, poiché ci ritorneremo su tra non molto; infatti, a dispetto della spiccata immaginazione di chi la ha elaborata, è sintomatica di tutte le cosmologie antiche!
Infatti, il ragionamento seguito per arrivare a disegnarle è molto semplice. Proviamo a calarci nei panni di un uomo vissuto in Mesopotamia intorno al 550 a.C., e in particolare di un Ebreo che sta trascorrendo nel Secondo Impero Babilonese gli amari anni del proprio esilio. La prima cosa che egli si chiederà sarà: "come mai il mondo resta fermo?" Tutto, per restare in equilibrio, deve poggiare su qualcosa d'altro; a sostenere il mondo devono allora provvedere delle colonne di dimensione adeguata. Se qualcuno di voi ha mai sentito raccontare la leggenda siciliana di Cola Pesce, essere per metà uomo e per metà animale marino, ricorderà certamente che anche il regno di Sicilia era detto poggiare su tre colonne. Ma queste, a loro volta, dovranno poggiare su un fondo, che viene individuato nello Sheol, la sede dei morti coincidente pressappoco con l'Ade di Omero: tutte le religioni hanno sempre posto la dimora dei defunti nel mondo sotterraneo, siccome chi muore è detto "perdere la luce del giorno". Non c'è dunque nulla di strano che sia questo a sorreggere la Terra e le sue colonne. Sì, ma questo Sheol, a sua volta... dove poggia?
Come si vede, è il serpente che si morde la coda. Per mettere fine a questa interminabile filastrocca di colonne e basamenti, si individua il sostegno assoluto di tutto nell'Abisso (in ebraico Tehom), una realtà misteriosa ed irraggiungibile con i soli mezzi umani, la cui natura viene identificata con il caos primordiale, quello su cui aleggia lo Spirito di Dio in Gen 1,2, e sul quale, come su un piedistallo, il Signore ha eretto il creato. Si tratta, in ogni caso, di un cratere malefico perchè immaginato come l'esatto contrario di Dio, perfetto Ordine e supremo Ordinatore, e quindi è considerato la sede degli spiriti maligni e, più tardi, delle anime dannate. È da notare che la parola ebraica Tehom deriva dalla stessa radice semitica di Tiamat, la dea delle acque salmastre di cui vi ho parlato a proposito dell'"Enuma Elish"!
Infatti le acque non sono concentrate solo nei fiumi e nei mari: il cielo è azzurro, e questo colore potrebbe essere dovuto a uno sconfinato Oceano Celeste, che incombe dall'alto sul capo degli uomini come una spada di Damocle. Sotto il livello del suolo tale Oceano finisce per confondersi con il Grande Abisso, in modo da circondare e minacciare tutto l'universo creato. Anche la Grande Testuggine degli Indù secondo alcuni nuoterebbe proprio in un Oceano così sconfinato da non aver affatto bisogno né di rive né di fondo, che fa da basamento immobile per tutto il resto: pare incredibile, eppure la struttura di questa visione cosmologica è la stessa di quella, apparentemente tanto più evoluta, in voga nella Mezzaluna Fertile ai tempi dell'esilio a Babilonia! Al posto delle colonne del mondo ci sono i quattro elefanti, al posto dello Sheol c'è la tartaruga cosmica, ma tutto finisce per puntellarsi sul famoso oceano primordiale, rappresentato dal cobra in tutta la sua pericolosità. Per rendervi più chiare le cose, ho preparato lo schema che potete vedere qui sopra, osservando il quale potete rendervi conto del perchè, nel secondo giorno dell'eptamerone, prima ancora di sollevare i continenti e di popolarli di vita, Dio separa le acque inferiori (l'oceano sotterraneo) da quelle superiori (l'oceano celeste); ma, se non si tiene conto di questa cosmologia, non si può capire neppure il diluvio. Perchè gli Ebrei avevano tanta paura di essere sommersi e sterminati dalle acque? Proprio perchè si ritenevano circondati dall'acqua da ogni parte! Sappiate che il mare e, in generale, le grandi distese acquee, per l'antico ebreo erano sinonimi di CAOS. Gli Israeliti non erano un popolo marinaro come i vicini Fenici: erano gente di terraferma, abituata al deserto ed alla pastorizia sulle colline della Galilea e sulle montagne di Giuda. Quindi, per essi il mare rappresentava istintivamente un nemico, anzi un gigantesco NULLA. Non a caso, nel libro di Giobbe il mare viene personificato addirittura nel Leviatano, il terribile mostro delle acque primigenie, e nel libro di Giona nel grande pesce che inghiotte il profeta recalcitrante. Il mare è dunque popolato dai mostri del caos originario, che in qualunque momento, se Dio non vegliasse continuamente sul Suo creato, potrebbero ritornare in vita e riportare tutto l'universo col suo splendore ad un immenso... deserto d'acque. Quindi, anche la cosmologia più ingenua risulta preziosissima, perchè ci aiuta a conoscere come la pensavano gli uomini vissuti nel più remoto passato, riflettendone la mentalità, anche se oggi questa non è più condivisibile. Senza conoscere in profondità questo modo di pensare, non si può nemmeno cominciare a capire un testo antico, né tanto meno il testo biblico. Si rischia invece di voler far pensare gli antichi con la nostra testa di moderni, prendendo delle cantonate colossali, come quelle contenute in alcuni poemi cortesi che descrivono Giulio Cesare, Alessandro Magno o gli eroi della guerra di Troia come dei raffinati cavalieri medioevali...
È Dio o Baal che tuona sulle acque?
Voglio farvi un altro classico esempio. Il famoso racconto (molto arcaico) contenuto in Esodo 4, 24-26, secondo il quale Mosè stava per morire perchè "Dio gli era venuto incontro", e fu salvato dalla moglie Zippora che tagliò il prepuzio del figlio e con esso toccò i piedi di Mosè, in modo che "il Signore si ritirò", non può essere compreso che alla luce di una mentalità politeistica, spiritica, da cui Israele ancora in epoca tarda faceva fatica a liberarsi! Invece di dire "lo spirito maligno lo prese" e "lo lasciò" si usa come soggetto l'unico Dio, ma la sostanza non muta. Accanto ad una sensibilità religiosa molto avanzata, accanto ai riti del Tempio rivolti all'unico Dio, conviveva una mentalità MAGICA, fatta anche di pratiche propiziatorie di questo tipo (e il figlio di Mosè è fortunato: i Cananei sacrificavano i loro figli primogeniti al dio Baal!) Identico discorso vale per il proverbiale capro espiatorio mandato nel deserto per riscattare i peccati di tutta la comunità secondo Levitico 16, e per la colonna di fumo e fuoco che accompagna gli Ebrei nel deserto (Es 13, 21-22). Sono tutte immagini prese dalla mitologia dei popoli pagani vicini ad Israele, come la cosmologia babilonese; solo che Israele ne fa un uso differente da quello dei popoli a lui circostanti, applicandole al suo unico Dio. Ciò vale anche per il celebre Salmo 28, che recita: "Il Signore tuona sulle acque, il Dio della gloria scatena il tuono... Il Signore tuona con forza, tuona il Signore con potenza". Quasi certamente all'inizio il salmo recitava: "Baal tuona sulle acque"! Si tratta infatti, molto probabilmente, di un inno cananeo al dio Baal; però, quando Israele conquistò la Palestina, questo inno gli piacque tanto da decidere di assumerlo nella propria liturgia, cambiando il nome di Baal con quello di Jahweh. Se ne deduce che la Bibbia non spunta fuori improvvisamente, come un fungo nel deserto; è invece ancorata ad una precisa realtà storica, politica, geografica, sociologica... Pensiamo alla conquista di Canaan da parte di Israele: non si trattò certo di un'impresa pacifica. Gli Ebrei dovettero sterminare intere popolazioni, radere al suolo intere città; e, quando non lo fecero, Dio li punì, perchè Dio stesso, secondo il libro di Giosuè, voleva che esse fossero sterminate, altrimenti il paganesimo di queste popolazioni avrebbe potuto contaminare l'assoluto monoteismo di Israele.
Allora, ci chiediamo: come può essere questo "PAROLA DI DIO?" Come può essere parola divina il comando di uccidere perfino i bambini pagani? E, se dubitiamo dell'ispirazione divina di questi racconti, che descrivono fatti avvenuti in epoca storica ed archeologicamente documentabili, a maggior ragione come possiamo credere che sia parola di Dio il racconto della separazione delle acque in inferiori e superiori, quando noi sappiamo benissimo che non ci sono affatto le acque superiori sopra la nostra testa? Se Iddio ha creato il cosmo, non sapeva forse com'era fatto? Alla soluzione di questo problema dedicheremo il prossimo capitolo.