@amicotuo913 scrive:
.e forse troppi diritti e poca voglia di imparare
E' comunque difficilissimo insegnare senza condizionare;
D'accordissimo, per la prima, un pò meno nella seconda. Gli insegnanti, nel loro lavoro, dovrebbero spogliarsi il più possibile delle loro convinzioni politiche e insgnare la loro materia lasciando che i giovani l'apprendano e poi possano farsi una propria opinione in merito. Gli individui non debbono essere mai privati anche solo in parte del loro libero arbitrio, che è l'unico strumento che ci protegge dai condizionamenti, anzi i docenti devono stimolare, il più possibile l'uso di questo strumento intellettivo. Quindi chi insegna in primis deve dare l'opportunità ai giovani di mettere in moto il loro cervello ed abituarli ad essere critici ed avere rispetto delle idee altrui anche se ci paiono errate.
Le ideologie che ho citato sopra, se leggi bene, non le ho messe sullo stesso piano sulle origini e sui personaggi che le le hanno innescate (
identità illuminate da filosofie diverse), ma solo sui risultati parimenti disastrosi che hanno prodotto sul pianeta, fatti concreti non filosofie.
Proprio per evitare che in futuro qualche strampalato illuminato di luce al neon si faccia promotore di altre ideologie utopistiche, filosofiche o religiose che vadano a produrre fanatismo politico, sono nate le democrazie, sto parlando di quelle rappresentative che al momento, seppur in varie forme, sono quelle usate dalla maggior parte dei Paesi civili. Queste pur essendo imperfette nelle forme e nei fatti, sono quelle che lasciano più libero arbitrio al popolo che può scegliere chi rappresentarlo, tramite le elezioni. Dato che la democrazia non deve produrre oligarchie di comando ma classi dirigenti capaci di condurre il Paese, (ribadisco
il Paese, non il popolo) secondo le indicazioni programmatiche volute dalla maggioranza, è chiaro che più il popolo è istruito più userà il dicernimento o libero arbitrio, per scegliere meglio i programmi politici e gli uomini che chiamerà a realizzarli, attenuando la possibilità di produrre interessi estranei al bene del Paese.