julian88kaiser scrive:
..per 1400 euro non ci vengo io qui ne guadagno 5000 al mese...
Buon per lui.
Comunque io sono un immigrato, vivevo a Roma e sono di nazionalita' Cambogiana, famiglia di coloni caduta in disgrazia. Sono arrivato in Italia nel 97 con i miei genitori, come rifugiato. Vivevamo in una tenda nella campagna di Maccarese, vicino Roma. Inizialmente i miei lavorarono come mezzadri nei campi agricoli, si svegliavano alle 3 del mattino e iniziavano la giornata alle 4. Verso le 6 arrivava il boss e gli portava del pane e dell'acqua, per colazione. Io verso le 7 andavo a dare una mano, capando le verdure. A mezzogiorno mio padre e mia madre avevano un'ora di pausa. Il boss ci dava un pasto e dell'acqua. All'una si tornava a lavorare, non nei campi ma nel magazzino a sistemare il raccolto o la semenza o quello che c'era da fare. La giornata terminava alle 19, il boss ci dava la cena e poi si andava a dormire nella tenda. La paga era il vitto e 800 mila lire al mese (non ciascuno, per tutti e tre) dal 97 al 98. Dopo un anno di lavoro mio padre ha chiesto un aumento per pagarci l'affitto di una casa. Il boss ha rifutato, ma ci ha messo a disposizione un vecchio magazzino. Mio padre lo ha sistemato, era una merda, ma molto meglio della tenda. Per lavarci continuavamo ad usare il tubo dell'aia. Nel 2000 e' successo un fatto spiacevole. Il boss ha tentato di violentare mia madre, dopo aver allontanato mio padre chiedendogli di andare a controllare gli irrigatori. Io ero tornato da scuola e dall'aia ho sentito delle grida di mia madre. Ho preso la forca, credendo che ci fosse un serpente o qualche strano animale (abituato in Cambogia) e sono entrato nel magazzino. Ho visto il boss sopra mia madre e lei che piangeva e urlava. Il boss si e' voltato e mi ha visto, ero a due metri da lui, con la forca puntata sul suo collo e lo sguardo gelido, ma bagnato dalle lacrime. In quelo momento mi sali' tutto l'odio per il boss, tutta le umiliazioni accumulate in quei tre anni, tutte le ingiustizie subite, la scena di mia madre che piangeva e urlava aveva scoperto il mi vaso di pandora. Tutto il male che il boss aveva usato verso di me ora era li, che si ritorceva contro di lui, che mi diceva "uccidilo". Il boss mi guardo' con disprezzo, come sempre, e mi urlo' "vattene". Io sorrisi, gli sputai, lui tento' di alzarsi di scatto, per quanto puo' fare un 50enne obeso, io velocemnte spinsi la forca contro il suo collo e premetti dall'alto in basso, attraverso la sua trachea. Fu l'unico istante in cui mi guardo con la sua vera faccia, con i suoi occhi spaventati, terrorizzati, non dalla morte ma dalla vita che aveva fatto. Mi guardo' come un disgraziato guarda un profeta. Per un istante sembro' chiedere perdono. Mi fece ancora piu' schifo, gli sputai una seconda volta e affondai la forca atteaverso la sua carne, finendolo. Avevo 15 anni, la storia fini' sui giornali nazionali e sui tg. Fui processato, le attenutanti nei erano molte. La piu' importante la riduzione in schiavitu'. Passai tra anni nel carcere minorile e 2 a rebibbia. Ora non sono piu' in Italia. Sono in India, la mia famiglia ancora a Roma.
Quando racconto la mia storia alcuni mi dicono "bel riconoscimento per la persona che vi ha nutrito per 3 anni" io rispondo che mi piace la giustizia e vivo in un mondo ingiusto. Sono pronto a farmi giustizia da solo. E a quelli come te li avverto di stare attenti. I muscoli non servono contro una colt. Spero per te che giochi a fare la merda solamente a parole. Non hai idea di cio' che vive nelle vostre fogne italiane. Gente che non ha niente da perdere.
Ok, mi sono inventato tutto. Bella storia pero'. No?