Creativa e liberatoria: la parolaccia piace alla rete, ma ultimamente viene rivalutata anche in libreria. Ne è testimone «Il piccolo libro degli insulti», una raccolta di chicche d'autore edita da Mondadori, e, naturalmente, il popolo di internet non si è fatto trovare impreparato.
Dissacrante, fantasiosa, recuperata dalla tradizione, colta o dialettale: poco importa. Senza rendersene nemmeno conto ognuno di noi è depositario dai tempi dell'asilo di un
repertorio personale che si arricchisce di anno in anno.
Condividere queste conoscenze con altri è un preciso dovere dell'internauta coscienzioso che voglia sfruttare appieno le potenzialità di un mezzo di diffusione? Ecco allora la
Guida alla parolaccia italiana divisa per provenienza regionale: «Paese che vai, parolaccia che trovi». Si può quindi arricchire il proprio
colorito vocabolario con
ghigna de roi (letteralmente: faccia di maiale), espressione tipica della provincia di Cremona, oppure scoprire che il toscano
bucaiolo originariamente si diceva di colui che lavorava dentro le fogne (con tutte le conseguenze del caso).
Meritano un sito a parte, invece, la collezione napoletana di
Maleparole e quella
veneziana.
Dalla prima possiamo imparare che per
chiavica si intende «il luogo lurido in cui convergono le acque piovane presenti nelle strade, quindi si proprio na' chiavica è un'offesa molto grave». Dalla seconda apprendiamo che si può dire
imatonìo a «persona che assomiglia a un mattone e che quindi dimostra di essere scemo e duro di comprendonio», senza che si offenda (sempre che non venga dalla città lagunare?).
Questi encomiabili esempi di recupero delle tradizioni popolari, meritano tutta la nostra riconoscenza. Siamo sicuri che ne farete tesoro: perché, in fondo, quando ci vuole ci vuole.
ovviamente dal webbe (per chi non ci arriva da solo!! )
:many :many :many
8-)