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RE: campania
Le responsibilità politico-imprenditoriali della crisi sono di tale evidenza da minacciare lo stesso ordine democratico campano ed anche nazionale, attesa l'evidente collusione, in danno di un'intera città, tra politici, imprenditori e malavita organizzata, che ha stretto una morsa dalla quale oramai la città è mortalmente stretta.
Già nel Giugno scorso il Tribunale di Napoli ha disposto l'interdizione ai contratti con la pubblica amministrazione per un anno, relativamente alle sole attività di smaltimento, trattamento e recupero energetico dei rifiuti, nei confronti di alcune società del Gruppo Impregilo che gestiscono i sette impianti di combustibile da rifiuti della Campania. Le aziende coinvolte sono Impregilo, Fisia, e Fibe Campania.
Il Gip ha accolto le richieste dei Pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, al termine di una indagine sull'ipotesi di truffa aggravata.
Le indagini hanno portato anche al sequestro di circa 750 milioni di euro, somme dovute alle società da parte di molte amministrazioni municipali campane, o relative ad anticipi del commissariato emergenza rifiuti, per la costruzione del termovalorizzatore di Acerra. Nell'ambito dell'indagine il giudice ha disposto, nel dettaglio, il sequestro di 53 milioni di euro per le spese anticipate dal commissariato di governo per la costruzione degli impianti delle province campane diverse da Napoli, di circa 302 milioni quale tariffa di smaltimento regolarmente incassata; di documenti rappresentativi dei crediti certi, liquidi ed esigibili inerenti alle tariffe non ancora incassate pari a circa 142 milioni; di circa 100 milioni per le altre spese sostenute dal commissariato di governo che per contratto erano a carico delle affidatarie; di 52 milioni circa corrispondenti al mancato deposito cauzionale previsto dal contratto d'appalto; di circa 104 milioni pari al valore del termovalorizzatore di Acerra.
Al provvedimento restrittivo di questa mattina si è giunti dopo una lunga indagine, che ha preso spunto dal periodo in cui, nell'ambito del piano per lo smaltimento dei rifiuti, elaborato dalla Regione Campania, fu espletata una gara d'appalto a seguito della quale risultò aggiudicataria un'associazione di imprese costituita da Fibe e Fisia Campania, che provvide a realizzare i sette impianti per il Cdr, dove stoccare i rifiuti in attesa della realizzazione dei termovalorizzatori.
Nel 2003 giunsero alla Procura di Napoli numerose denunce, in relazione al funzionamento del trattamento rifiuti, alle discariche, ai siti di stoccaggio. Vennero dunque avviate indagini per verificare la correttezza, sotto i vari profili dell'intero sistema.
Emerse allora che i prodotti di lavorazione non avevano le caratteristiche richieste dalla legge e dal contratto, e i pm rinvenneroi gli estremi del reato di «frode in pubbliche forniture», che portò al sequestro degli impianti, dissequestrati poi nel maggio del 2004. Cominciò quindi una lunga battaglia legale, con continui controlli, sequestri e successive revoche, fino alla risoluzione del rapporto contrattuale con le affidatarie, con l'intervento del governo attraverso il decreto legge del novembre 2005, convertito poi in legge nel gennaio 2006.
«Andando a ritroso - si legge nella nota della Procura - è apparso evidente che il comportamento delle societá non appariva lineare, in quanto pur essendo consapevoli fin dall'inizio che lo smaltimento dei rifiuti non avrebbe poturo funzionare, hanno fatto di tutto per dissimulare tale situazione». Un comportamento che, secondo gli inquirenti «è stato possibile grazie alla complicitá e la connivenza di chi aveva l'obbligo di controllare ed intervenire e non l'ha fatto per troppo tempo».
Corte dei conti: spesi 1,8 miliardi per l'emergenza rifiuti
La Corte dei conti ha dedicato nel rendiconto generale dello stato un approfondimento in sede di controllo al fenomeno dell'emergenza rifiuti rilevando che finora sono stati spesi «,8 miliardi di euro, il 21% dei quali per stipendi e funzionamento delle sedi». Una situazione «di estrema gravità - denuncia il procuratore generale della corte, Claudio De Rose - il cui tratto più generale è costituito da una struttura organizzativa ad hoc, che non si giustifica più con gli originari caratteri della eccezionalità e si configura, invece, come una complessa e duratura organizzazione extra ordine, che si affianca a quella ordinaria, bloccandone l'operatività». Per la corte «l'avvicendamento continuo dei commissari straordinari con più vice e subcommissari non ha giovato alla continuità dell'azione«. Ulteriori caratteristiche del fenomeno dell'emergenza rifiuti sono, segnala la magistratura contabile, «i rapporti tra imprenditoria deviata e burocrazia corrotta per lo smaltimento selvaggio dei rifiuti», gli enti pubblici che «per assicurare ai propri cittadini l'eliminazione dei rifiuti - denuncia De Rose - non vanno troppo per il sottile in fatto di appalti e di tutela dell'ambiente, con vantaggio per imprese che provengono dal nulla, senza mezzi e professionalità, e presentano offerte governate da accordi preconfezionati». La requisitoria della Corte dei conti sulla gestione dell'emergenza rifiuti prosegue con la condanna della regia «occulta delle proteste popolari contro impianti o progetti di impianti per porre in risalto ogni volta la questione della scelta del sito, situazione che anima la resistenza locale e vanifica la pianificazione su vasta scala. Per i profili di illecito erariale le procure regionali hanno in corso le relative istruttorie».
Questo dalla fine di Giugno 2007 e da allora l'inerzia delle istituzioni, locali e nazionali, hanno portato il problema ad esplodere nelle dimensioni e nel dramma, perchè di dramma si tratta, attuale. E sia ben chiaro, che Napoli costituisce l'estremo ed inarrivabile modello di inettitudine che coinvolge, purtroppo, oltre le istituzioni, anche la cittadinanza, ma dall'ultimo rapporto UE l'intera situazione italiana non appare affatto idilliaca. Altrove i politici hanno avuto almeno il buon senso di garantire una situazione almeno normale o comunque sufficiente al problema del raccoglimento dei rifiuti solidi urbani, ma un pò ovunque, tranne rari casi isolati, il sistema presenta falle più o meno accentuate suscettibili di creare rischi alla popolazione residente. E questo, credetemi, non per fare di tutta l'erba un fascio o, più propriamente, DI TUTTA LA MONDEZZA UN SACCO. Pensiamoci bene :rosa Ruth