A Chia87 che il 20/10/2008 17.47.01 ha scritto:
A linx che il 20/10/2008 17.43.26 ha scritto:
A Chia87 che il 20/10/2008 17.10.17 ha scritto:
A linx che il 20/10/2008 12.10.15 ha scritto:
A Chia87 che il 20/10/2008 9.15.04 ha scritto:
A linx che il 20/10/2008 3.49.03 ha scritto:
Parlano di 68 e manco eran nati,
Che ne sanno di chi era Marcuse e di che diceva questo filosofo.
Rispondo: Conosco bene Marcuse e sinceramente non riesco a vedere una "democratica-non libertà" nella società italiana! :-)
Rispondo:
Lo conosci?
Bene son felice che ci sia una luce di non ignoranza.
E che diceva di bello Marcuse e come ha influito sul 68?
Rispondi senza Google.Grazie.
Rispondo: no ma guarda grazie a dio riesco a rispondere ancora da sola, senza aiutino! Marcuse, principalmente accusava i vertici del potere di costringere gli individui a vivere rispettando in tutto e per tutto, il ruolo ricoperto nella società( principio di prestazione). Questo aumentava la stratificazione scociale, del lavoro ecc... Ciò veniva anche riprodotto nella famiglia patriarcale dove si dava freno alla libera sessualità del soggetto. Nel '68 le sue teorie furono utilizzate dai giovani studenti e si rispecchiavano nel suo pernsiero anti-autoritario e per la sua posizione sulla cosidetta "liberazione dell'eros". Detto in parole spiccie! Allora, se ho superato la prova Professore, mi puoi finalmente dire dove vedi un totalitarismo in Italia?E dove c'è bisogno di libertà sessuale?
Rispondo:
L alibertà sesuale?
Ma cosa c'entra.
Senti oggi mi fa male il braccio destro,quindi non scrivo niente di mio
Ho problemi di tunnel carpale e nervo ulnare.
Quindi ti copio incolo la parte importante di wikipeedia
.
Quella che coll'eros non c'entra nulla.
Mi fa male veramente il braccio.
Tolleranza repressiva Nelle moderne democrazie occidentali i valori, che una volta erano propri di una parte della società (la classe borghese), si sono diffusi a tutti gli altri soggetti sociali, che si appiattiscono sull'ordine esistente: è in questo quadro che Marcuse elabora il concetto di tolleranza repressiva, ovvero il momento nel quale la libertà va a coincidere col permissivismo.
Nelle democrazie occidentali, a livello teorico, si parte dall'assunto che nessuno possiede la verità assoluta, allora la scelta viene affidata alla collettività, che può scegliere liberamente tra diverse interpretazioni politico-etico-culturali della realtà; è proprio a questo punto del processo "democratico" che si innesca il meccanismo repressivo: l'amministrazione totale dell'esistenza da parte della società impedisce, di fatto, una scelta che sia veramente libera, il contrario del relativismo democratico, ovvero un diffuso conformismo. In altre parole all'uomo viene data la possibilità di scegliere, ma non vengono forniti gli strumenti per farlo in modo veramente indipendente.
Anche il pensiero filosofico è asservito al senso comune, è unidimensionale. Marcuse critica alcune delle più importanti correnti del pensiero novecentesco sulla base dell'incapacità da parte di queste dottrine di opporre un radicale rifiuto al sistema esistente: il neopositivismo giudica l'attendibilità di una proposizione in base alla constatazione empirica, la filosofia analitica rispetto alla conformità col linguaggio comune. La ragione ed il linguaggio non sono più strumenti in grado di assolvere al compito principale della filosofia, cioè trascendere la realtà esistente, restando fedele al contenuto universale dei concetti.
Democratica non-libertà La società tecnologica avanzata riduce tutto a sé, ogni dimensione "altra" è asservita al potere capitalistico e ai consumi, conquistata dal dominio "democratico" della civiltà industriale; una società che condiziona i veri bisogni umani, sostituendoli con altri artificiali. È in questo senso che Marcuse formula la condanna della tecnologia, che conterrebbe già insita nella sua natura un'ideologia di dominio.
Possibilità di cambiamento Questa "democratica non-libertà" permea tutto di sé, niente le sfugge, neanche gli strati tradizionalmente anti-sistema come la classe operaia, che si è pienamente integrata nel sistema stesso. Ma esistono ancora dimensioni al di fuori di esso, "al di sotto della base popolare conservatrice"? Marcuse risponde affermativamente: vanno ricercate negli emarginati, nei reietti, nei perseguitati, nei disoccupati, in coloro cioè, che non sono ancora stati fagocitati dalla società repressiva. Il filosofo tedesco, non a caso, chiude la sua opera con una citazione da Walter Benjamin:
« è solo per merito dei disperati che ci è data una speranza
» L'immaginazione al potere Un'altra considerazione fatta da Marcuse, quella che più lo ha reso celebre presso gli studenti del sessantotto, è la grande importanza da lui attribuita all'immaginazione. Come si è già detto, la ragione e il linguaggio non sono più in grado di trascendere la realtà e di opporre un "grande rifiuto" al modello vigente, per questo la filosofia deve appellarsi all'immaginazione, unico strumento capace di comprendere le cose alla luce della loro potenzialità.
"Immaginazione al potere" diventerà una delle parole d'ordine degli studenti del sessantotto, ai quali Marcuse guarda come veicolo attraverso il quale si può realizzare la liberazione, insieme ai guerriglieri del terzo mondo, alle minoranze emarginate, a tutte le istanze critiche verso il sistema, a tutti i soggetti non integrati in esso, giustificandone anche la violenza perché mossa da una vera e sana intolleranza. Nonostante questo egli si rende conto di come queste categorie siano profondamente impotenti di fronte alla civiltà tecnologica se non si alleano con gli strati dell'opposizione interna ad essa (per esempio i sindacati).
L'eredità e il sessantotto Herbert Marcuse è stato uno dei pensatori più influenti del Novecento, soprattutto è nota la passione che per lui avevano gli studenti in rivolta nei tardi anni '60. Il suo pensiero, intrinsecamente anti-autoritario, rispecchiava la volontà di cambiamento radicale che animava la protesta dei giovani in tutto il mondo occidentale; il suo rifiuto di ogni forma di repressione, il suo secco no alla civiltà tecnologica (in entrambe le declinazioni liberal-capitalistica e comunista-sovietica), lo resero il filosofo del "grande rifiuto" verso ogni forma di repressione. Egli può essere infatti definito solo in modo generico un pensatore marxista, poiché, di fronte al fallimento, durante il XX secolo delle previsioni di Marx, col dileguarsi dello scontro di classe in occidente, intuì che la lotta non era finita, ma si era solamente spostata nel terzo mondo, oppresso dall'imperialismo occidentale, sul quale anche le classi emarginate del "primo mondo" esercitavano una oppressione, pur accontentandosi delle briciole del banchetto capitalista.
Per i sessantottini fu anche molto importante il concetto di "liberazione dell'eros", inteso non solo come liberazione sessuale, ma come liberazione delle energie creative dell'uomo dal condizionamento della società repressiva, per la creazione di una società più aperta, fatta di uomini liberi e solidali tra loro. Eros inteso anche come "bello", in opposizione al concetto di dominio della società tecnologica; egli utilizzò l'espressione "società come opera d'arte", ovvero una società più autentica, veramente libera, dominata dalla fantasia e dall'arte come dimensione fondamentale di ogni forma di convivenza. Marcuse avrà un ripensamento e, soprattutto nel suo capolavoro,
L'uomo ad una dimensione, arriverà a denunciare come falsa la liberazione sessuale, contrapponendovi una liberazione dell'amore ancora tutta da venire e persino da capire.
Rispondo: wikipidia riesco a utilizzarla anche da sola grazie! E comunque io faccio fede a quello che mi ha insegnato la mia professoressa di filosofia al liceo! Mi raccomando la prossima volta che tenti di dibattere con me, vedi di non aver qualcos'altro al braccio o alla mano!;-)
Rispondo:
Ho letto ora.
Ma scusa della contestazione globale non ti ha raccontato nulla?
Che c'entra l'eros?Io di eros colegato a Marcuse è la prima volta che ne sento parlare.Fai te.
Che io sappia Marcuse è causa di avenimenti politici e non del libero amore.
Io c'ero a vedere che succedeva in quegli anni,molto filtrata l'informazione,non me lo hanno insegnato a scuola.