@neraxnera scrive:
E' qui che si passa dal bisogno del necessario, al confort e poi all'avidità. Perché l'avidità esiste se dimentichiamo da dove veniamo. Normalmente basta una generazione.
...dal quale inevitabilmente discende una migliore condizione di vita anche interiore: un operaio, un proletario va ben detto perchè era ben meno di "povero" o "poco abbiente". del 1830 non godeva di un benessere interiore, suppongo.
Ricordo un vecchio detto delle mie parti: "le 4 F della miseria, famm , fùmm, frècc e fastidi", fame fumo (da un pessimo focolare che faceva fumo senza scaldare davvero), freddo e fastidi, noie, grane.
Nel primo '900 lavorava forse poche ore in meno la settimana, forse, e prendeva qualche lira in più. Effetto dei movimenti socialisti e degli spesso sanguinosi scioperi.
Ma non era nemmeno lui da invidiare: le foto della vecchia Milano "a misura d'uomo" rimpiangono una parte, certo esistente, di quel vivere, ma se lette bene rimandano anche una vita miserabile.
Nel 1930 aveva una bicicletta, ormai da 30 anni usava il tram, aveva abiti migliori, era alfabetizzato ma a parte le molte case popolari erette non solo dagli enti fascisti, viveva ancora nella case di ringhiera: certo già da fine '8oo con una (una sola) stufa in metallo + efficiente di un camino dallo scarso tiraggio, e nelle case popolari c'erano in parte impianti a caloriferi.
I meno "proletari", nemmeno poveri, i travet in colletto rigido provavano le prime Balilla o Topolino, le moto Guzzi o Bianchi, ma non erano moltissimi. Tanti però avevano la radio (la ricordava mia nonna, 1898/1982). C'era il cinema, già sonoro...ma i soldi erano contati, si rivoltavano le giacche ed il fratello minore metteva i vestiti del + grande cresciuto di taglia, e mica aveva un granchè come guardaroba.
Queste stesse persone dal 1950 in poi hanno vissuto il Miracolo poi Boom: la 600, la Topolino fino al 1957 poi la iconica 500, e gran copia di Vespe e Lambrette: su quegli scooter ci si andava in 3, papà mammà ed il piccolo, messo in piedi sulla pedana davanti alla sella. Ma le case erano ancora a ringhiera, e quelle popolari anni 1910/1940 sempre le stesse. Ecco la corsa alla moderna INA Casa, o dello Iacp: "c'è anche l'ascensore!", si diceva, ed il riscaldamento centrale.
Anni 60: case ormai moderne, frutto del sacco cementizio del Paese, ed ulteriore forte salto delle paghe con riduzione degli orari, ma le 10 ore metà sabato incluso erano ancora praticate a metà decennio.
Dura vivere così, ma meglio di prima, ed era il pieno del boom consumistico, i giovani volevano "tutto adesso", dicevano i vecchi, adusi ad avere poco e a pizzichi e bocconi. Per non parlare degli usi: uscire a ballare senza genitori alle calcagna, la minigonna, i rapporti prima del matrimonio e non sempre nell'ottica di questo, la Chiesa che condannava anche il preservativo (venduto però in farmacia da quasi un secolo, lo si chiedeva sottovoce al banconiere maschio). Le "canne", il mangiadischi, dal 1968 il Ciao, dal 1966 la Vespa 50, ed ormai auto pressochè x tutti ("Luci a San Siro", di Vecchioni: ... i miei vent'anni. la 600 e la ragazza che tu sai...dice la canzone).
Ora, già a quei tempi, gli anziani dicevano che il consumismo divorava l'anima dei giovani e meno giovani. Come si fa a dirlo?
Anni 70: auto a tutti, case moderne ormai a quasi tutti, quelle vecchie man mano rimesse in ordine con interventi spesso - ricordo - arlecchineschi, ma efficienti. Lo stereo, il mangianastri, ormai il "50 cc" a tutti e il "125" a moltissimi, il 18nne già la vecchia auto usata o le super utilitarie di moda.
Discoteche ormai spettacolari, ragazze carine ben vestite e curate da almeno la fine degli anni 50, con l'acqua calda in casa e un pò di tempo in più per sè. La scuola ormai dal 1962 resa d'obbligo fino ai 14 anni, il boom dei liceali.
I vecchi ed i critici da sinistra, quelli che facevano apposta a vestire trasandato e rifiutare certi gadets, a dire che eravamo, ecco, "americanizzati".
Beh, io non mi sentivo texano ma certo ammiravo ed ammiro quell'america lì. Non soffrivo dal non avere una Corvette, la macchina mia, una vecchia Lancia Trevi, la comprai a 25 anni. Nel 1987. Quando un esercito di giovani aveva le Uno e le Ritmo 85 S.
Come dire che non avevo valori rispetto ad un operaio del 1830? I suoi, semmai, erano terra terra: un amore viscerale per i figli e la moglie, anche se sporca e puzzolente, coi denti marci a 40 anni, e non vado oltre. Sentimenti basici, da Ottentotto. Ma l'Ottentotto anche lui mirava alle belle cose del Bianco, come l'emigrante italiano del 1880 mirava al benessere (spesso mai raggiunto se non dai nipoti) dell'America di allora, dove già in molte case esisteva il telefono (sai che le prime accise furono messe dal governo Usa sulla Bell Telephone circa le chiamate extra urbane per finanziare la guerra ispano cubana del 1899 e tolte solo poco dopo il 2000?).
Io dovessi essere proiettato con la macchina del tempo nel 1830 non mi avvicinerei - a parte che era vietato, dovevi passare per la famiglia - ad una ragazza di allora, di bassa estrazione come me. Piuttosto, in gabbia con le scimmie: più civili e pulite.
Lei da canto suo mi giudicherebbe sfacciato, io che con le donne non ho mai saputo "farci", e privo di "valori".
Quello che io contesto, di oggi, lo conosci e non ci rivado a rimestare: non il benessere economico in sè o la tipologia, quasi tutta (sono gusti ed esigenze personali) degli oggetti o elettrocasalinghi, audio tv sul mercato, o le automobili (termiche). Posso deprecare quindi la mancanza di CD sulle vetture, dato che lo MP3 suona male, la linea di certe auto, certamente molto dell'abbigliamento, ma avessi ancora il mio vero lavoro avrei un benessere mai visto.
Eppure ho valori che potrei in parte condividere con una persona di classe medio alta del 1830 fino al presente, facendo centro sul 1975/1990. Non credo siano da "avido", perchè non credo esista avidità solo riccerca di maggior benessere e sicurezza.
Dovessi vincere un S.Enalotto, smetterei di lavorare e me ne starei, alla mia età, in disparte. Nessuna Ferrari, nè abiti firmati, forse un ristorantino in zona appartata e quieta, di quelli senza o quasi musica, e via dal caos del centro.
Auto (termica/ibrida) nuova, dato che viaggio su una che ormai mi preoccupa come affidabilità.
Quando ero benestante, avevo comprato e possiedo registratori DVD per immortalare film che infatti adesso non credo i costosi network a pagamento diffondano ancora; e libri, e altro, al che mia mamma (n.1938) si permetteva dire che "non sono necessari". Per questo ed altro andai via di casa da giovane.: il mondo dei miei era ristretto, consumare giusto per campare, pochi attimi di relax e duro lavoro, che mamma smise però assai presto pur con noi ormai grandi. Lei stessa, però, contestò a mio padre le vacanze sempre al paesello di lui: certo, non paghi l'albergo, ma che due palle!
Come vedi, essere è avere, dato che avere amplifica la possibilità di provare sensazioni. Nel 1830, chiuso in un buio e umido quartiere a ridosso della ferriera, quali "sensazioni" un proletario o povero che dir si voglia poteva avere? Quelle basiche, da animaletto... eppure, era sensibile ai richiami di chi allora era definibile un sovversivo, cioè i primi sindacalisti, i quali che chiedevano?
- più soldi in saccoccia
- più tempo libero
- case degne di esseri umani
E così sarebbe stato per 130 anni.
Avidità?
No, desiderio di vivere meglio. E non c'è limite: personalmente, educato alla parsimonia, sono e resto ormai inibito dal desiderare una vita da "VIP", salvo certi benefici, come la villa in zona tranquilla ed esclusiva, nel verde, isolata e discreta.
Altri, ed è la forza del capitalismo, desidero di più: non ci vedo avidità. Sono anche più giovani, in me sarebbe ormai assurdo avere i soldi di un Trump o di Berlusconi, che me ne faccio?
Però non condanno, se non quando la dovizia di mezzi porta a cose disdicevoli, un più elevato benessere altrui.
Semmai condanno le frasi di mia mamma che ancora ella usa: "ma è proprio necessario?" "ma non basta questo o quello?"...le sento da 6 decenni, per questo come detto me ne andai di casa.
E non credo ella abbia "valori" interiori + elevati dei miei: se ne ha, non glieli invidio, ed anzi dico "ma sono proprio necessari?"...
Con un buon lavoro ed uscito da casa, come tu dici "non ho dimenticato" nè il valore di soldi sudati, perchè non sono mai stato un ricco, solo un dipendente, nè certi limiti: ad esempio, perchè spendere "100" x una Mercedes 5000 quando modelli Lancia o Fiat di caratura medio/alta costano "30" e mi bastano?. Non per ostentare "valori", ma perchè sinceramente mi bastano. E mai mi sarei indebitato per certe cose, anzi, per alcunchè. Credo anche, in parte, fossi stato promosso Gran Ladracc Figl di Puitt nella Megaditta. Un pò come quegli artigiani della mia zona, nati con le zoccole ai piedi in strade fangose, messi a piallare legno dall'alba al tramonto, e diventati ricchi quasi senza accorgersene nei bei tempi, e rimasti sobri e risparmiosi pur con la villa con parco: a godere i soldi, figli e nipoti, che la pialla nemmeno conobbero più avendo una piccola industria da...spolpare.
Non è la mia logica, ma nemmeno sarei rimasto a mangiare pane e formaggio con una villa da sogno in Brianza. Diciamo, una via di mezzo.