@raphael1983 scrive:
Secondo me il problema non è tanto il calo della popolazione. Non siamo affatto pochi: in Italia siamo ancora 58 milioni, su un territorio più piccolo di quello della Spagna (48 milioni di abitanti) e della Polonia (36 milioni). Il vero nodo è un altro: il furto generazionale che è stato compiuto attraverso il sistema retributivo, che per anni ha permesso a molti di andare in pensione con importi elevati, slegati dai contributi effettivamente versati. Questo ha creato uno squilibrio strutturale che oggi pagano le nuove generazioni.
...fra l'altro, parla gente del Nordovest... sappiamo che tipo di polemiche sa sollevare quella etnia.
Era la parte povera del Nord, poi ha creato un tessuto di piccole medie aziende, donde il mito del Nord Est come "miracolo" degli anni 70-90.
Miracolo che sta in piedi a suon di sfruttamento, se è vero che un certo Crocco, ad una riunione con altri imprenditori del settore chimico, fra i quali esponenti della DSM ex Savid della mia città, disse "da noi non ci sono sindacati, siamo noi (impreditori della zona) il sindacato dei nostri ragazzi. Nella mia azienda i sindacalisti non ci mettono piede".
Dichiarazioni da fucilazione alla schiena: e valgono anche per etnie come la lombarda e la emiliana, pur questa un tempo ed ancor oggi apparentemente sostenitrice delle sinistre.
A certi soggetti l'immigrato fa comodo, comodissimo: non conosce orari, non ha le ns esigenze in tema di tempo libero, nè abitative - sempre magnagatt e furlàn si offrirono, nei Novanta, di costruire loro interi quartieri, o ghetti, per accogliere "60 mila immigranti l'anno" - , nè di paga.
Come ben dici, l'Italia è già zeppa: 60 milioni di residenti. Nella prima metà anni 70 erano 54. Basta guardare Google Earth per capire quanto territorio è urbanizzato, e fare un confronto anche con foto dei medesimi Comuni a distanza di 50 anni.
Hai toccato un tasto rosso, un argomento che condivido. E voglio anche integrare.
Dici bene che per decenni abbiamo avuto i limiti d'età pensionabile più bassi di ogni Paese che abbia un sistema previdenziale, USA compresi (esiste, ad onta delle dicerie che vedono sono assicurazioni private operare lì).
Vivo vicino alla Svizzera, e mia mamma e metà della mia città ci lavora e ci ha lavorato. Paga più bassa dello Svizzero, trattamento spesso umiliante o con "degnazione", ma paga sempre migliore della nostra SE SPESA IN ITALIA - gli Svizzeri fanno compere nei ns supermercati, nel parcheggio ci sono più auto targate "TI" che nazionali! - visto l'alto costo della vita oltre confine (i Paesi con paghe + alte hanno, forse eccetto le zone meno urbanizzate degli USA, un carovita più alto).
Ebbene, in Svizzera la pensione, da quando esiste, è erogata a 66 anni. Indipendentemente dagli anni lavorati: se sono meno di un "tot", è decurtata, o si deve prolungare la presenza al lavoro. Oggi per quasi tutti i mestieri, possibile, dato che stile di vita, cure, alimentazione ecc fanno sì che per gran parte delle mansioni il 70nne di oggi può essere alla pari di un 45nne degli anni '50.
Parlo di "gran parte" dei lavori, non tutti ovvio: ma MAI la Svizzera è scesa al di sotto dei 66 anni come limite minimo per accedere alla pensione. Ed essa NON è MAI stata RETRIBUTIVA, bensì come solo da pochi anni in Italia e non per tutti, CONTRIBUTIVA.
Che vuol dire?...che prendi in rapporto a quanto hai versato. Più lavori, più è alta la pensione. Da ragazzo mi faceva strano vedere negli uffici e fabbriche, ditte di spedizioni - la mia città è a cavallo della frontiera - tanti capelli grigi.
In Italia, si vedono dai primi anni 2000: prima, no. E' una cosa che appunto mi colpiva.
Idem in Germania: 65/66 anni anche lassù, nonostante la presunta "ricchezza" di quel Paese.
Da noi, per decenni, l'entrata in quiescenza fu alla soglia dei 35 anni di contributi, ovvero 55 anni per gli uomini e 53 per le donne se precoci, come di fatto erano tantissimi delle generazioni passate ma non ancora morte: deteniamo il triste primato della + lunga aspettativa di vita al mondo, anche grazie ad un SSN che regala farmaci e cure ospedaliere manco fossimo un Paese comunista.
Mio padre (1926/2017) si arruolò nella PS a 19 anni, quasi 20, nel 1946. Ne uscì nel 1985 perchè volle prolungare il servizio onde profittare di leggine che alzavano la paga facendo leva su vecchie differenze da sanare fra stipendi pubblici e privati, la famosa "perequazione", e perchè nel computo dello stipendio ai fini pensionistici non erano conteggiate da decenni le indennità, ai tempi la maggior parte delle voci in busta paga per le FFOO e militari di carriera.
Se no, mi disse, allo scattare del 35° anno si sarebbe dimesso: dovettero letteralmente "cacciarlo via".
Fece quindi 39 anni di lavoro, levandosi l'uniforme a 59 anni.
Un comune cittadino, che avesse lavorato, come uso nel Nord, nell'industria dopo conseguita la licenza media od anche elementare, andava a casa con la media delle ultime 3 retribuzioni annue (portate poi a 5. Quindi, il più anziano che vidi andare in pensione fu mio nonno, che avendo mancato alcuni anni di "marchette" essendo oriundo svizzero x motivi assai particolari, qui nulla aveva quasi maturato: fu posto in quìescenza a 65 anni, nel 1971.
Una mosca bianca, se non si considerano laureati come i medici ed i magistrati. Oppure i tanti negozianti, artigiani, avvocati. E certamente i dirigenti d'azienda, anche per scelta personale: ma la stragrande maggioranza spariva dal lavoro fra i 56 ed i 58 anni a dir tanto.
Ancora alla fine degli anni Novanta, e primi 2000 (il mio ufficio fu decimato due volte, nel 2001 e nel 2012 ancora, con le varie finestre ed opzioni donna, cane, gatto, precoce, zoppo, ecc ecc ecc). Tutti fra i 51 ed i 59 anni.
Mio padre appartiene alle generazioni nate in eccesso a seguito delle leggi fasciste che favorivano le famiglie numerose: la sua no, ma erano già in 3 figli. Le sorelle comunque morirono a 51 e 53 anni per malattie del circolo e del sistema linfatico, se no erano forse ancora qui fino al 2010 come lui.
Altre famiglie produssero vere squadre di calcio: non si partiva per militare o non si andava in Etiopia o Spagna e si ottenevano i bonus dall'Opera Nazionale Maternità e Infanzia attiva fino agli anni 60.
Gente nata in eccesso: infatti, tanti emigravano, ma tantissimi, la gran parte, ha certo lavorato, ma andando in pensione da "giovane", pur sopravvivendo altri 40 anni.
I miei colleghi, solo per la mia ex (purtroppo) azienda, la quale alleggerì il personale scaricandolo sui contribuenti, sono ancora vivissimi e vegeti. Ad esempio: conosci il caso della triestina Liliana Resinovic?...ebbene, uccisa (perchè è certo un omicidio) a 63 anni ed era già in pensione, il marito idem sebbene con la "mimina", ha 66 anni.
Nei servizi appaiono vitali ed energici, lei piacente e tonica, per nulla senili: lui mestieri vari, lei impiegata pubblica.
Queste persone camperanno altri 40 anni, abbiamo oltre centomila ultra centenari: da quanto tempo li manteniamo? Credo da 40-50 anni.
Consideriamo anche, sebbene si tratti di circa 430 mila casi, i baby pensionati statali: vero che qualcosa fecero dopo il pensionamento, essendo la mesata più bassa della norma, ma "a scelta". Le donne, per la stragrande maggioranza, a fare le baby nonne magari con amante toy boy.
Di contro, abbiamo che i giovani fanno i bamboccioni fino ai 30 anni: laurea, master, water, cazzer, viaggi all'estero, corsi, corsette... il settore ove ora lavoro, soffre di carenza di personale, ma morire se si presenta un giovanotto.
Idem i settori pulizia, facchinaggio/traslochi, perfino camionisti.
Da quando davvero in Italia si va in pensione ai 67 anni effettivi?...non so, ma pochissimi.
Ancora esiste chi lamenta di dover lasciare il lavoro "da vecchio": può star bene per certi impieghi, ma non per bancari assicurativi statali ed operai, che oggi non sono più le "tute blu" di un tempo, lavorano in ambienti non debilitanti come decenni fa.
I miei compagni di classe, + fortunati del sottoscritto, sono già in pensione, dall'anno scorso o dal 2023. Classi: 1962/1963.
Moriranno nel 2050/2060. I loro figli? Riempiono le università, schifano ormai anche gli uffici.
Invece di importare marmaglia e davvero finire come Cuba, mezzi neri invece che italiani, si innalzi a 71 anni (mi pare c'è una raccomandazione UE) l'età della pensione, dato che oggi si definiscono "anziani" solo gli ultra 75nni.
Non si consenta il riscatto degli anni di Università: anzi, la si privatizzi.
Circa la manodopera e l'apporto pensionistico, la Francia, dove i bianchi sono ormai una sparuta minoranza (x questo vincono le sinistre), ha dovuto elevare l'età della pacchia di 2 anni ed ancora non basta. La Germania non ostante la massiccia immigrazione iniziata 3 decenni prima che da noi, non ha mai abbassato l'asticella.
Un incentivo per indurre i giovani a lavorare sarebbe levare i bonus per i figli a carico, ed anche per i coniugi: tutti devono lavorare.
Per quanto concerne le nascite, la scusa economica è appunto una scusa. A parte che di donne bianche ed italiane con figli piccoli se ne vedono, le auto ostentano serigrafie con mamma papà e spesso 3 figli (ed il cane, e gatto, il che vuol dire che i soldi a fine mese ci sono). Ma la scelta di non avere pargoli, da decenni dipende da altri fattori, non dai soldi. Se si mettevano al mondo plotoni di pupi quando le paghe erano davvero misere, e le donne non lavoravano (con 5 6 figli è logico!), volendo si potrebbe anche adesso.
I soliti amici dei migranti non accampino motivazioni per il loro anti-itslianismo.