@tsunami1998 scrive:
"Questo desiderio di globalizzare il mondo sopprimendo le nazioni, le specificità, è pura follia.
Tutti devono vivere nel loro paese.
Come un albero, ognuno ha il suo suolo, il suo ambiente in cui fiorisce perfettamente.
È meglio aiutare le persone a prosperare nella loro cultura piuttosto che incoraggiarle a venire in Europa in uno stato di degrado.
È una falsa esegesi usare la Parola di Dio per valorizzare la migrazione"
Ma la Chiesa, che in questo suo rappresentante spero faccia ammenda di una politica dell'accoglienza da lei stessa caldeggiata, ricordi che fu essa stessa, appunto, a definire "carità cristiana" o dovere "cristiano" aprire a questa orda di malnati.
Ricordo la polemica accesa contro la Chisa dalla allora Lega Lombarda di Bossi. L'accusa era fondata:
- le sinistre perdono voti (e stavano anche perdendo la loro tradizione, il PCI si stava sciogliendo) e consensi, come i Sindacati (che iniziavano a tirare fuori la parola "ooncertare" al posto di "contestare")
- la Chiesa, perde fedeli
- i politici (Bossi si riferiva al vuoto di potere in atto, con la montatura golpista detta Mani Pulite) hanno perso la faccia
- tutti costoro sperano in "nuovi adepti" da trovare fra i migranti.
Previsione azzeccata a metà: almeno nell'immediato per i politici, quelli di sinistra, e per niente circa la Chiesa... l'immigrato era ed è, quando lavora, un servo del padrone in quanto, per vessato e malpagato che sia, è una pacchia rispetto a ciò da cui viene.
Non ha alle spalle una cultura di antagonismo sociale, quindi nulla capisce di diritti del lavoratore, e non ne sente in grandissima parte necessità, dato che il suo stile di vita non compendia il tempo libero, la paga gli basta, ha un'esistenza chiusa attorno alla famiglia.
Circa la Fede, egli è mussulmano od animista, eccetto rare etnie cristianizzate dai colonizzatori.
La Chiesa, quindi, sperava di empire chiese ed oratori di immigrati, avere le offerte da loro, vedere i loro figli iscritti alle scuole religiose (peraltro troppo costose anche per quelli credenti) e magari frotte di giovani di razza e piumaggio vario affollare i disertati seminari.
Adesso, sperando che le idee dall'alto prelato non siano solo una sua esternazione personale, forse si rende conto che anzi, l'immigrazione è una minaccia anche per lei, per le tradizioni nazionali che fanno capo alla religione come "fonte", per la sopravvivenza della stessa razza che pratica il cattolicesimo.
Ci sono Paesi non popolati da Bianchi che sono ovviamente cattolici, prendiamo le Filippine o certi Paesi africani, ed infatti alimentano le fila delle organizzazioni ecclesiali (come quel prete negro che anni fa sedusse ed assassinò una donna in Umbria), ma servono a malapena per quelle zone.
In Europa almeno, pare che la grandissima parte degli immigrati non sia comunque interessata alle attività religiose ufficiali anche se cattolica, e resta il fatto che qui abbiamo soprattutto immigrati islamici o di altre credenze.
C'è infine il calcolo politico: non sono pochi a criticare la dottrina dell'accoglienza, alla Chiesa conviene cavalcare la tigre sia del conservatorismo nei costumi che politico e la avversione ormai generale agli immigrati e migranti.